Torniamo ancora sulla perduta innocenza del web

google

Ricordate la celebre affermazione di Seth Godin:
“Il grande segreto della comunicazione su Google è che l’utente vede l’annuncio dopo pochi istanti che ha digitato il nome di quell’articolo nel motore di ricerca! Confrontate tutto questo con gli spot rumorosi e non voluti che interrompono all’improvviso……”

Verissimo, quella meravigliosa pagina bianca con solo il box da compilare scrivendo quello che cerchi… Una rivoluzione che, per fortuna, vive tuttora.
Mille anni luce non dagli storici Caroselli delle ore 21 (che rappresentavano una nuova era cinematografica in pillole) dopo i quali i bambini andavano a nanna, ma dagli spot invasivi che interrompevano sempre al momento cruciale: 1”prima della partenza della gara, quando il pallone è già sul dischetto del rigore alla finale mondiale, al momento del sorpasso….
Come riuscire a farsi odiare pensando invece di fare business!

Beh, il web è riuscito incredibilmente a fare peggio dopo una prima fase nella quale sembrava avere nel suo DNA l’approccio di Google cantato da Godin.
Ora provate, ma lo saprete purtroppo benissimo, ad andare su qualsiasi portale e vi troverete sommersi di annunci ghost (quelle tendine semitrasparenti che scendono, non richieste, a oscurarvi la lettura), crocette “x” per fermare l’invasore che, chissà perché, anche se clicchi non spariscono mai, scritte tipo “il contenuto sarà disponibile tra 30 secondi”, musiche e commenti parlati / gridati che sbucano dall’audio del tuo computer e non riesci a trovare l’annuncio da tagliare immediatamente.

Business is business…. Ma questo non vuol dire fare business, al contrario significa solo generare fastidio verso quei brand che adottano politiche aggressive e bloccare le vendite anziché incrementarle.

Suggerisco a tutte le marche che credono in questa strategia di disturbo di compiere un’indagine tramite il web, con Facebook si possono realizzare delle indagini di mercato fantastiche, per capire davvero il sentiment dei navigatori.

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