“Una notizia è sempre più credibile di una pubblicità…”

P. Kotler


“È necessario passare da una cultura di comunicazione push ad una pull”

G. Vecchiato


Vedere, Comunicare, Scegliere

Questa celebre considerazione è indiscutibile.
Tanto più alla luce dell’immensa trasformazione in atto culminata nel drammatico crack del mese
di settembre 2008.
E in tutto quanto ne è seguito, ne sta seguendo e ne seguirà ancora.
Infatti, nella cosiddetta “era della turbolenza”, stiamo assistendo ad una prevedibile e progressiva caduta della cara, vecchia “pubblicità”, intesa come advertising classico, stabilmente al primo posto nella hit parade delle voci da tagliare.
E questo non solo per i costi, ma per una profonda perdita di credibilità maturata anche sotto i
colpi inarrestabili del marketing relazionale, ora possibile con i social network, i blog e tutto l’universo del web 2.0. 

L’advertising classico, dove possiamo ripetere all’infinito che siamo i più bravi ed i più belli, non funziona e non può più funzionare come prima.
Ma non confondiamo la pubblicità con la comunicazione.
La comunicazione si trasforma continuamente e non morirà mai perché senza di lei non
esisterebbe la vita.

Negli anni a venire sarà sempre più importante comunicare in senso olistico considerando qualsiasi nuova forma in relazione ai propri mercati obiettivo.
Con attenzione e senza preclusioni di alcun tipo.

Strategia dei contenuti… comunicare in senso olistico
Ovvero ufficio stampa… con sempre più web, social network e qualsiasi altro immaginabile strumento.
Si chiama ancora “ufficio stampa”per tradizione ma, ovviamente, il termine, oggi, è un po’ superato
grazie all’evoluzione indicata dalle nuove, potentissime, armi del web 2.0 che si stanno aprendo la strada anche nei più difficili mercati tecnici B2B.
La trasformazione in atto impone di attuare una vera e propria strategia dei contenuti, di saperli costruire con lungimiranza, di mantenerli sempre attuali ed interessanti, compiendo un grande sforzo per rinnovarli costantemente e non farli mai invecchiare… proprio alla stregua di un alimento deteriorabile da consumare solo freschissimo.
Poi di divulgarli sistematicamente attraverso una mappa di mezzi oggi quasi infinita: se la pubblicità, come dicevamo prima, è morta o superata, gli strumenti al servizio della comunicazione si sono moltiplicati.
Ma cosa intendiamo per contenuti?
I contenuti sono un qualcosa che pensiamo, creiamo e divulghiamo con l’intento di offrire un contributo utile al nostro target, ai nostri mercati, ma che, ovviamente, è anche finalizzato commercialmente.
Proprio in questo passaggio sta la chiave della comunicazione attuale.
Pensiamo un attimo a Wikipedia, un’enciclopedia libera dove tutti posso partecipare a condizione di apportare un contributo utile alla community.
Questo è il nuovo spirito.
Le case histories, un esempio di contenuto e contributo.
Le case histories rappresentano una forma molto efficace di mix tra veicolazione di contenuti utili e di finalità di business.
Una case history, infatti, è una “storia” nella quale un committente aveva un obiettivo, o anche
alle volte un problema, un tecnico ha elaborato un progetto, un produttore ha sviluppato con il proprio sapere una soluzione, un applicatore/installatore lo ha concretamente realizzato…
e alla fine tutti vissero felici e contenti prosperando per lunghi anni.
Questa è una notizia ed molto più credibile di una pubblicità.

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