I social stanno rivoluzionando la credibilità delle marche

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Tutti oggi, quando ad esempio prenotiamo un albergo o cerchiamo un ristorante, la prima cosa che facciamo è sbirciare che commenti ci sono su Trip Advisor o Booking.
Se non disponiamo di un passa parola diretto da qualche amico, questi sono i punti di riferimento di cui ci fidiamo.

Schumpeter, nell’articolo “We want to be our friends” di un paio di mesi fa su The Economist, descrive ladifficoltà dei marchi a vivere in un’epoca in cui i consumatori postano le loro esperienze in tempo reale su negozi, ristoranti, locali… sui Social con i telefonini.

“Raccontar balle” sta diventando sempre più difficile perché l’accesso alle informazioni ed alle esperienze degli altri consumatori ormai è semplicissimo, e per di più divertente…
Schumpeter classifica in tre macrocategorie le reazioni delle marche:

  • disarmare con l’onestà ammettendo quasi masochisticamente le proprie debolezze,
  • lanciarsi in campagne per salvare il mondo ed acquisire così un’immagine etica,
  • cercare il più possibile di fare amicizia con i propri consumatori.

Con l’obiettivo di superare il diffuso scetticismo che ormai, complice la regressione economica, aleggia sempre più. Le tre strategie, integrate equamente tra loro, sono sicuramente un marketing mix molto efficace:

  • tutti cerchiamo onestà (ricordiamo il vecchio bottegaio che non fregava sul peso e non rifilava prodotti poco freschi?),
  • l’eticità in un mondo così poco etico attrae verso le marche perché comprare e contemporaneamente pensare di fare anche del bene fa star bene,
  • l’amicizia è l’essenza del rapporto di fiducia innalzato ad uno stadio superiore, quando siamo “amici” ci fidiamo.

Le famose mura del castello sono crollate ed anche se non lo fossero e si potessero innalzare sempre più non avrebbe senso perché tanto le informazioni arrivano comunque…dall’alto come le antiche frecce incendiarie dei film su Re Artù e i cavalieri.

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