Marketing, economia del bisonte e moderna Responsabilità Sociale d’Impresa…

Bisonti

 

Capisco che il titolo risulti un po’ bizzarro ma, rileggendo dopo tanti anni “Alce Nero parla” (di J. Neihardt, Gli Adelphi) mi sono sorte spontanee alcune riflessioni che magari a chi legge potranno anche sembrare strampalate.
Ma voglio correre il rischio ed esporle ugualmente.

Come noto, i Sioux, dopo la diffusione del cavallo, avvenuta circa nel XVII secolo, che permise loro di cacciare molto più agevolmente anche grandi animali, fondarono completamente la loro economia sul bisonte a tal punto da essere ribattezzata dai nostri studiosi, appunto, come “cultura del bisonte”.

I Sioux utilizzano tutto dei bisonti uccisi, dalla carne, alla pelliccia, dalle ossa, ai tendini, ogni più piccola parte era lavorata e riutilizzata in un processo non solo finalizzato ad ottenere la massima resa (e minimi rifiuti diremmo oggi) ma, ed è quello che più colpisce, di grandissima simbiosi con l’animale.

Paragonare una cultura nomade con una tardo industriale è forse molto, troppo, azzardato come mettere sulla stessa bilancia… che so… banane e polpette!

Però alla fine, se ci riflettiamo, l’obiettivo di ogni cultura è la soddisfazione dei bisogni primari e di qualcosa di più, se e quando possibile.

Riporto qualche stralcio che ho sottolineato durante la lettura, confesso, con emozione, per rendere l’idea: …..” è la storia di tutta la vita che è santa e buona da raccontare, e di noi bipedi che la condividiamo con i quadrupedi e gli alati dell’aria e di tutte le cose verdi; perché sono tutti figli di una stessa madre e il loro padre è un unico Spirito”.

“Allora i bipedi e i quadrupedi vivevano insieme come parenti e c’era abbondanza per loro e per noi”…

E ancora: …”perché la gente e i cavalli potessero avere abbondanza di tutto…”

…Accendemmo un bel fuoco e legammo i nostri mantelli di cuoio conciato sui cavalli per proteggerli e gli facemmo mangiare un mucchio di scorza di pioppo raccolta nei boschi…..poi facemmo un gran banchetto e cantammo ed eravamo molto felici…”

Che c’entra questo stralcio toccante e poetico con il marketing e, soprattutto, con la CSR (Corporate Social Responsibility)?

La riflessione che mi viene è la seguente: si può essere completamente allineati con il proprio mercato (il bisonte in questo caso ma è improprio paragonarlo al nostro mercato in quanto è più una materia prima) rispettandolo e, pur soddisfacendo completamente i propri obiettivi, creare un circolo (uso volutamente questa espressione geometrica molto cara ai Sioux) virtuoso.

L’odierno compito della CSR è riannodare questo filo spezzato.
Ecco quello che volevo dire con questo bizzarro post. Grazie per la pazienza!