Umanesimo, il marketing che (si spera) verrà

 

Papa Francesco, nell’udienza riservata a Confindustria del 28 febbraio, ha indicato chiaramente la strada di un nuovo “umanesimo del lavoro” che ponga al centro l’uomo e superi quella cultura, ormai superata dalla storia, basata su una visione unilaterale, in tutti i sensi, del business e logicamente anche del mktg, suo cannocchiale galileiano strategico.

Il concetto di umanesimo dopo gli anni (siamo veramente dopo?) di una crisi strutturale davvero infinita riaffiora, prima timidamente, ora con sempre più forza, in tante riflessioni.

Abbiamo parlato giorni fa di nuovo “umanesimo industriale” con la Certificazione BellaFactory, un programma che intende riportare la cultura manifatturiera al centro dell’economia italiana mediante un innovativo programma di competitività industriale che abbraccia olisticamente modelli operativi, sicurezza, salute, relazioni azienda-sindacato e inaugura una nuova visione indipendente e super partes.

Avanzano così, intanto almeno sul piano progettuale e degli intenti, nuovi modelli teorici incentrati sulla condivisione, sul rapporto tra etica ed economia nel segno del valore della persona come centro, proprio come indicato da Papa Francesco.

Il marketing deve fare la sua, importantissima, parte ricercando ed indicando senza paura nuovi modelli strategici che affermino il principio che etica e business se camminano sotto braccio vanno decisamente più lontano.

A onor del vero il mktg suggerisce già da molto tempo “sentieri etici”.

I marketer infatti non hanno il cuore duro (mio modesto parere magari confutabilissimo)  e, come già detto tante volte in queste pagine web, sostengono le 3i integrità, identità, immagine, ad integrazione urgente e vitale delle care e vecchie 4P.

“Dal prodotto, al cliente, all’anima” afferma Kotler come base del mktg del Terzo Millennio, disegnando una linea di continuità, una connessione tra tutti gli elementi della “filiera”, come tra noi e la Natura, in un virtuoso processo di win-win.

Il problema, a mio modesto parere, risiede ancora nella difficoltà di comprensione del concetto di “sentieri etici” come scelta morale propria che poi, guarda caso, è anche un incredibile acceleratore. Eppure … i salmoni sono sempre ottimisti.