Ancora sull’importanza e sul significato di essere “editori” prima che “venditori”

Grandma

 

Mia nonna Maria era di poche parole… Ma parole sempre misurate e profonde come è lecito attendersi da un “saggio”. Illuminavano con la calma dell’età e fornivano indicazioni importanti non solo per noi giovani ma anche per gli “adulti”.

Riusciva sempre ad indicare una strada. Era come un volume dell’Enciclopedia Treccani che si apriva quando ce n’era il bisogno. La“consultazione del tomo” avveniva con spontanea modestia e la completezza dei contenuti era tale da risolvere sempre il problema o, almeno, da inquadrarlo per potere poi lavorarci su.

La “retta via” (concetto che oggi appare erroneamente superato) era quello che le stava più a cuore nel piano “educational” dei nipoti, così stese un inconscio, ma preciso e cadenzato, programma editoriale mediante il quale illustrò progressivamente tutti i grandi temi dell’esistenza che ci attendeva, dallo studio, al lavoro e non ultimo ai sentimenti.

Mia Nonna Maria era un editore nel vero senso della parola, una fonte attendibile, amica e profonda alla quale rivolgersi in ogni momento.
Noi tutti ne avevamo naturalmente una grandissima stima.

Perché questo storytelling?
Perché in questo racconto metaforico familiare (ma vero e comune credo a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere i Nonni di tanti anni fa) si esplicita bene, a mio modo di vedere, il senso dell’ampio e trasversale significato di essere editori, passaggio chiave del mktg nella strategia dei contenuti e nel web.
Se si vuole conquistare l’attenzione del proprio mercato è infatti necessariocambiare ruolo, evolversi da venditori interessati a editori disinteressati,formatori per amore di cultura.

Il passo da compiere è breve ma trasforma il nostro business e lo porta su un pianeta dove i competitor spesso non sono ancora riusciti ad arrivare.